Parler non è più ospitato dai server di Amazon (Aws, Amazon web services), dopo aver perso la residenza anche nei server di Google. Adesso deve trovarsi velocemente un nuovo servizio di web hosting, entro domenica sera, o rischia di scomparire dalla rete.

Amazon e Google stanno procedendo alla rimozione dai loro server di Parler, la piattaforma online privilegiata dalla destra americana. Da sempre preferita rispetto a Twitter, perché non censura alcun contenuto ed è diventata un rifugio per alcuni utenti contrari alla politica di moderazione applicata dai social media più tradizionali.
Trump perde Parler e cos’altro?
Facebook e Twitter, così come quasi tutti i social, hanno sospeso ed infine chiuso l’account del presidente Donald Trump per violazione della policy che vieta di incitare alla violenza.
Su Parler erano apparsi messaggi di sostegno per i rivoltosi che hanno fatto irruzione a Capitol Hill, mentre altri utenti continuavano a chiedere manifestazioni di protesta in occasione dell’insediamento di Joe Biden. Apple e Google avevano già rimosso dai loro ‘store’ le rispettive app di Parler.

Amazon afferma di aver trovato su Parler 98 post incriminati: “Abbiamo assistito a un costante aumento di contenuti violenti sul sito web, il che viola i nostri termini di servizio”, afferma la lettera inviata a Parler dal colosso di Seattle per annunciare la sospensione del servizio. Nella lettera, Amazon manifesta preoccupazione per “il serio rischio che questo tipo di contenuti inciti ulteriormente alla violenza”.
Parler fondata nell’agosto 2018 da John Matze Jr (Ceo) e Jared Thomson (Cto), informatici dell’università di Denver, nel Colorado. Risulta avere 10 milioni di utenti. Secondo il Wall Street Journal nel novembre 2020 la piattaforma ha ricevuto finanziamenti da un importante investitore conservatore.
Nei prossimi giorni analizzeremo le varie evoluzioni possibili. Se foste interessati, vedremo meglio applicazioni come Parler, social che permettono massime libertà di espressione.
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