Eccoci come promesso con questo articolo bonus dove specifichiamo gli ultimi aspetti chiave accennati in precedenza riguardo i processori in modo da essere più precisi. Stiamo parlando del perché una maggior frequenza di clock non implica in maniera diretta una performance maggiore?

È una domanda giustissima da porsi, a primo impatto chiunque si lascerebbe coinvolgere in questa tentazione. Tuttavia noi siamo qui per spiegarvi nella maniera più semplice il motivo di questo errore.
Gli albori
Prima di tutto, bisogna considerare tutti gli aspetti all’interno del quale è coinvolto un processore. Nei primi mesi del 2000 AMD rivoluzionò il mondo dei processori presentando per la prima volta un processore, l’AMD Athlon, che presentava una frequenza di clock di 1GHz. Una novità assoluta per i tempi. Due giorni dopo arrivò anche la risposta di Intel con la presentazione del Pentium III, anch’esso con la frequenza di 1GHz.
I microprocessori AMD Athlon e Intel Pentium III erano tutto sommato simili tra loro: avevano più o meno la stessa architettura e processi produttivi identici per raffinatezza: 180 nm.
Il traguardo del GHz coincise anche con i limiti tecnici di quelle due architetture, così simili tra loro, e ben presto sia AMD che Intel iniziarono a cambiare la struttura interna dei loro processori per poter salire ulteriormente di clock. Tuttavia non fu un lavoro così semplice, si arrivò ad un punto molto particolare in cui due processori a parità di clock presentavano prestazioni differenti.
Il motivo di questo risultato era da affibbiare al cambiamento delle architetture: i processori erano diversi a questo punto, di conseguenza cambia anche il modo in cui vengono eseguite le istruzioni e in termini più ampi cambiano i GHz.
Sebbene entrambe le recenti architetture riescano a sfiorare, o addirittura superare, i 5 GHz di frequenza massima i nuovi processori di Intel e AMD sono ormai completamente diversi tra loro e offrono prestazioni difficili da paragonare.

Il TDP e il Thermal Throttling
Quindi, come già anticipato diverse volte, scegliere un processore solo in base alla sua frequenza di clock è un errore. La velocità di clock ormai è dinamica: questo vuol dire che la frequenza viene incrementata o diminuita in base alle esigenze di calcolo per consumare (e riscaldare) di meno. E qui entra in gioco un altro fattore importante: il TDP, Thermal Design Point, la cui unità di misura è il Watt
Il TDP indica il calore massimo che un processore deve smaltire quando è alla frequenza massima per un tempo prolungato. Ma, indirettamente, indica anche quanto calore può reggere quella CPU prima di avere seri problemi di funzionamento.
Quando un processore si avvicina ai suoi limiti termici, però, attiva il cosiddetto “thermal throttling” per riportarsi a temperature sicure. In pratica abbassa la sua frequenza di clock per diminuire i consumi elettrici e, quindi, il calore generato.
Questo discorso ci fa capire bene due punti cruciali: gestire i processori sui laptop può essere difficile. L’ingegnerizzazione può essere differente da laptop a laptop e di conseguenza è difficile paragonare le prestazioni.
Speriamo che con questa guida sugli ultimi aspetti chiave siate riusciti a chiarire gli ultimi dubbi. Con questo articolo, possiamo dichiarare ufficialmente conclusa questa mini guida sui processori. Per rileggerla in ordine, cliccate qui!
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